Come sbloccare il metabolismo: il percorso da seguire

Sei a dieta da mesi, ma non riesci a perdere un etto? Appena mangi un piatto di pasta prendi peso che non riesci a smaltire? Forse si tratta di metabolismo inceppato. Ecco come sbloccarlo
Come sbloccare il metabolismo il percorso da seguire

Tutti vogliamo o aspiriamo a essere in forma, per una questione estetica, ma anche di benessere generale. Se i numeri sulla bilancia salgono vertiginosamente – vuoi per lo stress, per uno stile di vita frenetico o più sedentario, o per degli attacchi d'ansia che ci portano a rifugiarci nel cibo come sollievo e ricompensa -, spesso poi corriamo ai ripari, seguendo una dieta, parola tra le più cercate sui motori di ricerca.

Ma riuscire a perdere peso senza una corretta informazione circa il funzionamento dell’organismo non è sempre facile, anzi. Alcune zone a maggior concentrazione di adipe faticano ad assottigliarsi e, non riscontrando i risultati sperati, molte persone tendono a demoralizzarsi.

«Il principale ostacolo si chiama inflammasoma – ci spiega la dottoressa Elena Baroni, responsabile del Centro Accelerazione Metabolismo (CAM), con sede a Milano, esperti nella riattivazione del metabolismo - Si tratta di una condizione clinica molto diffusa dopo i 40 anni che, a causa di un eccesso di zuccheri nel sangue, stimolazioni ormonali, gravidanze, stress quotidiano o alimentazione scorretta, porta la membrana delle cellule di grasso a essere “ricoperta” da un gel di glicoproteine infiammatorie che inibiscono i recettori del dimagrimento».

È qui che entra in gioco il metabolismo: «Il metabolismo di solito riguarda chi ha difficoltà a dimagrire, ovvero quelle persone in sovrappeso od obese, che anche mangiando meno e facendo movimento, non perdono i chili in eccesso. Va indagato che tipo di metabolismo e cosa lo rallenta in realtà, per poi capire come renderlo più efficiente».

Come fare a sbloccare quindi il metabolismo? Che tipo di percorso bisognerebbe intraprendere? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Baroni, che ci ha illustrato quello messo a punto al CAM, grazie a un metodo medico – scientifico personalizzato.

Perché, soprattutto nel caso delle donne, raggiunta una certa età, è molto difficile perdere peso, mentre è molto facile ingrassare?

«Col passare degli anni, il metabolismo della persona è fortemente rallentato per via di vari fattori, come una vita sedentaria, un'alimentazione non corretta, una o più gravidanze, la menopausa o l'invecchiamento. L’insieme di questi elementi provoca una significativa diminuzione della lipolisi, ovvero la capacità dell’organismo di utilizzare i grassi di deposito come forma di energia.

Esistono dei recettori situati sulla superficie della cellula di grasso chiamati recettori lipolitici BETA-3, che come delle piccole antenne, hanno il compito di ricevere l’informazione di attivare la lipolisi, e quindi prelevare il grasso. Il motivo che non permette di attivare la lipolisi e dunque perdere peso, è la presenza di una cover di citochine (glicoproteine), che come un muco ricopre la cellula di grasso, impedendo ai recettori di ricevere l’informazione di utilizzare i grassi di deposito. Questa infiammazione avviene come meccanismo di difesa automatico dalla presenza di sostanze tossiche per il nostro corpo».

Prima parlavamo di inflammasoma...

«L'inflammasoma è una molecola formata da oligoproteine del sistema immunitario, che rileva la presenza di una situazione interna infiammatoria e inquinante e provoca la produzione di sostanze chiamate citochine (interleuchina), che vanno a formare il muco che ricoprirà le cellule di grasso.

Questo inflammasoma si attiva per via di un’alimentazione scorretta caratterizzata da un’eccessiva quantità di zucchero: l'elevato volume di glucidi infatti, non venendo assimilato nei muscoli o dal resto dell’organismo data la vita sedentaria, viene posto nel sistema adiposo come scorta di energia in forma di olio (trigliceridi).

Questo ambiente iper-zuccherino che circonda le cellule di grasso provoca un’infiammazione che il corpo in qualche modo deve combattere. L’organismo quindi per difendersi promuove la formazione di questa cover di glicoproteine. Ciò impedisce alle riserve di grasso di essere convertite in energia e quindi dimagrire, ovvero, in parole povere, è possibile depositare, ma non prelevare energia».

Queste infiammazioni si verificano prevalentemente in seguito a un’alimentazione errata, ma se la persona non mangia zuccheri può avere comunque l’inflammasoma che ordina di produrre il muco?

«Assolutamente sì, soprattutto in seguito a una permeabilità intestinale aumentata o a stati infiammatori importanti del nostro corpo, come celiachia, intestino infiammato... Il nostro intestino ha il compito di filtrare ciò che viene da fuori da ciò che c’è dentro. Col passare degli anni, con l’invecchiamento, questa funzione di filtro viene meno. Ed è per questo che, anche seguendo un’alimentazione “corretta”, la persona potrebbe avere delle infiammazioni che non conosce che vanno a creare il muco. A questo aggiungiamo il discorso di costituzione ereditaria, la quale fa in modo che ci siano delle zone del corpo in cui si è predisposti geneticamente ad accumulare grasso».

La soluzione quindi in cosa consiste?

«L’unico modo per perdere peso, andando a dimagrire nelle zone giuste, è sciogliere la cover, il muco andando a reprimere l’azione delle citochine, ovvero eliminare l’inflammasoma, e dunque fermare la produzione di citochine, le sostanze che segnalano al tessuto intercellulare di espandersi e formare la cover. E bisogna farlo nella maniera meno traumatica possibile, gradualmente, perché bisogna dare tempo al corpo di eliminare le tossine mentre si dimagrisce, altrimenti i livelli elevati di tossine, e dunque di zucchero nel sangue, riattivano l’inflammasoma che impediscono di perdere peso».

Primo step: indagine metabolica

«Prima di tutto, bisogna misurare il metabolismo con un'indagine metabolica elettronica, per capire cosa lo rallenta e come è possibile renderlo più efficiente. Questo check up medico ci permette di impostare un percorso pensato su misura, studiando anche i periodi di Accelerazione, Consolidamento e Stabilizzazione del metabolismo al fine di bruciare i chili accumulati e di ridurre la tendenza all’aumento del peso».

Secondo step: acqua ossigeno-ozonizzata

«L’acqua ossigeno-ozonizzata svolge due funzioni: disinfiamma l’organismo, poiché l’ozono è il più potente antinfiammatorio capace di spegnere la capacità aggregante delle proteine infiammatorie e scioglie il muco, andando a ridurre la produzione di citochine. Quest'acqua sarebbe da assumere quotidianamente».

Terzo step: alimentazione ipoinfiammatoria

«A questo punto è necessario capire cosa provoca l'infiammazione e com’è il metabolismo, andando a studiare un’alimentazione personalizzata che ha lo scopo di essere non necessariamente ipocalorica ma antinfiammatoria. Seguire una dieta ipocalorica in autonomia infatti, è controproducente: si perderebbe grasso nelle zone in cui non si vorrebbe perderlo, e quindi non sull’addome, sui fianchi, sui glutei, ma per esempio sul viso».

Quarto step: la termogenesi e la crioterapia

«Il metabolismo negli anni tende a impigrirsi, ma come un muscolo è possibile sbloccarlo e accelerarlo attraverso la sua stimolazione. Ecco che entra in gioco la termogenesi, ovvero la produzione di calore da parte dell’organismo per consentire il mantenimento della corretta temperatura corporea, l’omeotermia.

Il grasso, infatti,ha un significato termico, perché il nostro corpo, anche senza dover far nulla, deve mantenere costante la nostra temperatura. Ai lati del collo e sotto le ascelle è presente un tipo di grasso particolare chiamato tessuto adiposo bruno: qui troviamo i mitocondri, dei recettori, che come delle “caldaie cellulari”, hanno il compito di regolare la temperatura corporea. Il tessuto adiposo bruno è collegato direttamente alla termogenesi: è lui che dice al corpo di aumentare la temperatura attraverso la produzione di ormoni tramite la tiroide e l’attivazione della lipolisi.

Dunque, l’unico modo per calibrare il termostato del nostro organismo nel modo corretto è quello di effettuare una stimolazione termica fredda. Infatti, attraverso il freddo, il corpo è costretto a bruciare più calorie per alzare la temperatura corporea e mantenerla il più costante possibile.

Dopo una scannerizzazione del paziente attraverso una termocamera, che rivela la presenza di zone del corpo più fredde di altre, ovvero quelle infiammate, si procede con una seduta di al massimo 10 minuti nell’acceleratore metabolico, una camera crioterapica in cui la temperatura è di -90° C. L'intento è di effettuare una ginnastica metabolica termica, in cui il paziente dovrà anche muoversi con lo scopo di stimolare il metabolismo.

Questo fitness metabolico, va a creare uno shock termico, in cui il metabolismo si attiva bruciando calorie per riportare la temperatura corporea alla normalità. Successivamente il paziente verrà posto su un lettino in cui gli verrà somministrato un forte getto d’aria fredda (CrioAir) sotto le ascelle, la zona in cui è presente il termostato, con lo scopo di regolarlo in modo da perdere il gonfiore nelle zone giuste.

Come effetto collaterale di questo meccanismo termico, nel tessuto adiposo bruno, si attivano le caldaie cellulari: il metabolismo si alza e a riposo brucia più calorie. Inoltre il freddo è un potentissimo antinfiammatorio sistemico, quindi anche la produzione di citochine sistemico viene ridotta».

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