La zona enoica più famosa della provincia di Verona regala scorci splendidi, da godere anche per la cucinata tipica e il raffinato Amarone…
Sant’Anna d’Alfaedo, Fumane, Marano, Negrar, San Pietro in Cariano, Sant’Ambrogio e Pescantina: sono i sette comuni della Valpolicella, cuore della produzione vinicola di Verona. Una zona facile da raggiungere, nella fascia collinare ai piedi delle Prealpi: sono circa 240 km2, protetti dai Monti Lessini a est e che subiscono l'influsso positivo del Garda a ovest. L'Adige è al confine meridionale. Un'area ideale per coltivare vigneti, lo avevano già capito gli antichi Romani ma è nel Medioevo che si ebbe una forte crescita dell'attività. Già nel XIV secolo, il 30-40% del territorio agricolo sembra fosse dedicato esclusivamente alla produzione di vino. Terra di vini rossi quali il classico Valpolicella DOC (con la tipologia Superiore) e il Ripasso DOC, di media struttura e dotazione alcolica abbastanza consistente, ottenuto dalla rifermentazione del Valpolicella base sulle vinacce residue dell’Amarone e del Recioto (l’operazione di “ripasso”, appunto).
Abbinamenti al top
Il Valpolicella è adatto ad abbinarsi con i salumi non solo locali (quali lardo, soppressa, pancetta), con primi piatti di pasta, riso e soprattutto con minestre e zuppe di verdure. Per quanto attiene i secondi piatti, si accompagna sia con quelli della cucina tradizionale (come il fegato alla veneziana), sia con le carni bianche. E poi è ottimo con i formaggi di media stagionatura. Amarone e Recioto sono nomi cari a tutti gli appassionati, non solo italiani. Il secondo è figlio dello sviluppo delle scienze agronomiche-vinicole di fine Ottocento: si chiamava Rechiotto, prodotto con le medesime uve, ma dopo averle sottoposte a un leggero appassimento. Questo vino dal sapore dolce e vellutato, considerato da dessert, si sposa in particolare con un cioccolato intenso.
Lungo invecchiamento
È proprio partendo dal Recioto (oggi DOCG) che è nato uno dei vini rossi italiani più conosciuti nel mondo, l'Amarone (anch'esso DOCG) il cui nome deriva dalla parola “amaro”, adottata per distinguerlo dalla dolcezza del Recioto da cui origina. L'idea risale al 1936, grazie alla Cantina Sociale Valpolicella, ma per avere una sua prima commercializzazione ufficiale si dovette aspettare il 1953, anno nel quale avvenne il primo imbottigliamento da parte della cantina di Negrar. È il lungo invecchiamento in legno a perfezionarne la struttura e a donargli personalità unica, rendendolo in grado di conservarsi ed evolversi per decenni. Detto che l'Amarone è in grande sintonia con i piatti di carne importanti e di selvaggina, diventa ingrediente per un grande risotto al vino e si accompagna bene a formaggi stagionati. Ma può essere degustato da solo come vino da meditazione.
Una zona di fascino
La Valpolicella merita un tour - soprattutto prima dell'estate e all'inizio dell'autunno - per le cantine, ma anche per il contesto: ci sono un'ottantina di ville venete (parecchie visitabili) di ragguardevole pregio storico-artistico e risalenti al XV secolo. È anche ricca di piccole chiese e di pievi di architettura romanica, a partire da quella di San Giorgio di Valpolicella, detta anche pieve di San Giorgio Ingannapoltron (in dialetto veronese “inganna il pigro”). Il nome si deve al fatto che in passato i pellegrini provenienti dalla pianura, vedendo il paese in lontananza, si illudevano di raggiungerlo in poco tempo, per poi scoprire di dover percorrere una strada molto ripida e piena di tornanti.
Dimenticavamo: la Valpolicella merita un tour anche per le eccellenti osterie della nostra personalissima selezione dove la cucina veronese viene esaltata in semplicità, con cura e rispetto della materia prima. E ovviamente si beve benissimo.