Trattorie di cucina piemontese per mangiare gli agnolotti gobbi (di asino), pasticcerie storiche e nuovi locali. Asti: dalla spesa al cocktail serale
«Con i suoi monumenti romanici e gotici, con la sua atmosfera profonda e sorda, Asti ha l’attrattiva della vera provincia che va dovunque scomparendo». Lo scriveva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia del 1954. E Asti è ancora così: provincia vera. È famosa per il palio - forse ormai lo era -, ma l'attrattiva è tutta nel territorio di campagna che la circonda, campi in cui agricoltura e allevamento sono ancora attività fiorenti; condizione necessaria per renderla una meta gastronomia. Nel regno forse troppo poco celebrato della cucina piemontese i piatti più iconici sono la bagna cauda, che è diventata un festival di rilevanza nazionale, il bollito e gli agnolotti d’asino. Qui non si parla troppo di tartufo, ma di presidi Slow Food come il Carciofo Astigiano del Sorì o il Peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti, tesori da scoprire in una cittadina un po’ fuori dalle rotte più battute e che conserva quindi il suo fascino di provincia.
Non molto aiuto dalle guide canoniche
Le guide più famose dedicano ampio spazio alle mete circostanti, non molto a questa cittadina. La guida delle Osterie Slow Food 2022 segnalano indirizzi come il ristorante Violetta a Calamandrana (a mezz’ora da Asti) e l’unico della zona citato da La Guida Michelin invece è il Cavallo Scosso, situato in una zona residenziale a circa 2 chilometri dal centro che propone una cucina gourmet. Il nostro itinerario è quindi un mix di indirizzi provati sul campo e raccolti grazie ad amici e conoscenti. Dalla colazione al dopocena, spesa e macellerie incluse.