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Figli, figlie Copertina flessibile – 29 agosto 2023
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Libertà e frustrazione, desideri e realtà. Una storia sul potere liberatorio del rispetto e della sensibilità verso le persone che amiamo.
«L’esordio di Bodrožić ha la potenza dei romanzi che raccontano precisi eventi storici attraverso una voce intima, personalissima, che rivela ciò che la cronaca ignora».
Rosella Postorino, TUTTOLIBRI - LA STAMPA
Lucija è costretta da un incidente a vivere segregata nel proprio corpo e immersa nel proprio pensiero. Nonostante questo, nell’inerzia del fisico ma nella mobilità dello sguardo e della sensibilità, si immerge nella vita che la circonda, e riesce a percepire i limiti delle persone che pur godendo della libertà di movimento non usano questa libertà per diventare ciò che in fondo vorrebbero. È come se il loro corpo, femminile o maschile che sia, e le aspettative a esso connesse, biologiche, sociali, ideologiche, le frenassero nella ricerca del proprio carattere e del proprio destino.
Attorno a lei si muovono la madre e il compagno Dorian, uomo in un corpo di donna sul punto di iniziare la transizione della propria identità, in grado di comprendere e di accettare Lucija come invece la madre di lei non è mai riuscita a fare. Ma la madre, la cui reazione naturale nei confronti del diverso è reprimerlo, ripudiarlo e punirlo, è a sua volta una donna che soffre, succube da sempre della dittatura dell’altro: del padre, della suocera, della società. In questo nuovo romanzo, acclamato per il suo stile e la forza emotiva, Bodrožić si confronta con il tema della libertà e dell’autodeterminazione individuale, restituendoci una storia di vita e di amore tanto delicata quanto drammatica. È un’opera di grande impegno sociale che mai accoglie tesi scontate e prive di sostanza, e che racconta una delle storie d’amore più tenere e tormentate della recente letteratura croata.
Ivana Bodrožić è nata a Vukovar nel 1982, dove ha vissuto fino all’inizio della guerra nel 1991 quando è stata sfollata in un albergo a Kumrovec con la sua famiglia. Laureata presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Zagabria, ha pubblicato diverse raccolte di poesie e nel 2016 il thriller politico Rupa. Hotel Tito (Sellerio, 2019) ha vinto il Premio Kiklop 2010 come migliore romanzo e il Prix Ulysse come migliore opera prima ed è stato tradotto in dieci paesi.
- Lunghezza stampa224 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreSellerio Editore Palermo
- Data di pubblicazione29 agosto 2023
- Dimensioni13.7 x 2.2 x 21 cm
- ISBN-108838945640
- ISBN-13978-8838945649
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Dettagli prodotto
- Editore : Sellerio Editore Palermo; 3° edizione (29 agosto 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 224 pagine
- ISBN-10 : 8838945640
- ISBN-13 : 978-8838945649
- Peso articolo : 330 g
- Dimensioni : 13.7 x 2.2 x 21 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 97,635 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Un testo diviso in tre parti, un inno al perdono ma anche un urlo degli invisibili della società.
Un libro difficile da raccontare, andrebbe semplicemente letto a fondo, senza fretta, con la voglia di comprendere.
Una figlia, Lucjia. Un fidanzato Dorian che prima era Doria, ermafrodita. Una madre. Un fratello, Tomislav.
La prima parte si apre con Lucija. Si apre sull'Ospedale per le cure paliative. Si apre con un pseudocoma o sindrome locked-in ovvero uno stato vegetativo permanente che si sviluppa in seguito ad un trauma cranico.
Il suo Dorian parla nella seconda parte.
La terza parte è dedicata a quella madre che appare come un' egoista, attaccata morbosamente alla figlia. Ma sappiamo davvero perché è così? Sappiamo davvero cosa prova?
Non fare la diversa.
Questa è la frase che si sposa a tutte le voci narranti, quello che si sentono dire in continuazione....come se essere diversi e se stessi fosse una colpa.
Uno stile narrativo pieno, poetico, sofferente ma anche potente. Uno stile ricercato, adatto a ciò che viene narrato.
Un libro difficile da leggere e da digerire ma che va preso e portato a casa.
Nel blog, molto di più.
In questo libro si analizza il complesso rapporto tra figli e genitori.
L'autrice con una penna incisiva parla di diversità, violenza, della figura femminile in contrasto con una società costruita e impostata al maschile.
La paura di essere se stessi, vivendo con la costante ricerca di piacere agli altri.
Personalità fragili esposte in un mondo pronto a giudicarti.
Figli che si sentono inadeguati davanti ai genitori, privati del loro affetto. Fino a quando si parte piccoli non si ha piena consapevolezza rapporti interpersonali e si accettano i trattamenti e le decisioni dei genitori. Non si ha possibilità di scegliere. Ma appena arriva la volontà di fuggire da un rapporto genitoriale di sottomissione, nasce il desiderio di libertà, la voglia di sprigionare se stessi, esprimendo anche le proprie diversità
Questa è la storia di Lucia, che a causa di un incidente, si ritrova in uno stato vegetativo su un letto di ospedale e proprio da questa condizione porta la riflessione sulla libertà e dignità dell' essere umano.
Un romanzo intenso, forte e commovente.
Ognuno è la propria unicità ma si trascina la colpa di chi non ci ha voluto, investendoci delle proprie manchevolezze, delle violenze subite, di tradizioni vetuste, della rabbia, della paura della diversità.
E allora quale umanità se nel presente una giovane donna immobilizzata in un letto non può esprimere quello che sente e incontrare la persona amata, se un giovane che è stato una bambina infelice tuttora non ha voce in capitolo ed è ignorato e respinto, se una madre abbandonata sentimentalmente dai propri figli nasconde un’ infanzia di violenze, di torti subiti e una giovinezza rubata ai propri sogni di donna?
Ciascuno ha una storia da raccontare, contigua e diversa, al capolinea di un luogo della memoria che respira di solitudine, amarezza, rimpianti, consapevole di avere perduto per sempre chi in momenti più o meno lontani ci è stato accanto, ha cercato di capirci, di renderci liberi, la vicinanza può esprimere lontananza e viceversa.
Lucija è un corpo immobilizzato in un letto dopo un incidente terribile, sente e comprende ma non riesce a esprimersi se non a cenni, porta la sua storia dentro, un amore bellissimo e impossibile perché diverso, abbandonato a se stesso quando andava tenuto stretto e ora, paradossalmente, in una totale dipendenza fisica, il proprio sentimento non è mai stato così lucido e presente.
…” Non c’è orrore che possa più ferirmi, io al momento non esisto nemmeno, il mio corpo è triturato, la mia anima è altrove. Era rimasto il soffitto al tramonto, tutto quello che ho”…
Dorian e’ stata Dora ma si è sempre sentita Dorian, un lungo cammino doloroso e dolente per acquisire un’ identità vantaggiosa ma costretto a nascondere quello che realmente è e che sente di essere, i propri sentimenti e l’ amore per Lucija.
…”Sono io la causa di tutto questo, è colpa mia quello che è successo. Il mio nome corrisponde alla mia immagine, la mia immagine alle vostre aspettative, le vostre aspettative sono la garanzia della mia esistenza”….
La madre di Lucija, che non ha mai approvato la relazione della figlia, nasconde una fragilità che le rimanda una se’ bambina tra privazioni, violenze, sogni infranti, arrendevolezza in una società patriarcale in cui la donna è da sempre ridotta al silenzio e considerata un’ appendice di manchevolezza.
I suoi due figli hanno scontato l’esito infausto di una vita fagocitata dalla furia materna, ma lei ha un’ intensa storia da raccontare consapevole che
…” ora, a distanza di tempo, so che se l’avessi lasciata andare, l’avrei avuta con me per sempre “…
E c’è un uomo trasformato in un grumo di dolore che, posto di fronte a una scelta, ha imbracciato un fucile andando in guerra, ha visto corpi deturpati, case bruciate, la follia, in lui sedimentati odio, buio, violenza .
Oltre l’ indicibile sopravvive un desiderio di normalità e di libertà che andrebbe ridefinito, una vita coraggiosa vissuta in prigionia, genitori soli, un corpo triturato, un’ anima altrove, chi senza passato e chi senza futuro in
…..” una società in cui era iniziata la persecuzione di quelle persone che la natura, nel suo affascinante miscuglio, aveva reso diverse, che soffrono sin dall’ infanzia l’ impossibilità di essere quello che sono, perdendo sovente casa, famiglia, lavoro, dignità”…
E allora non resta che abbandonarsi al caos, vivere nelle profondità delle proprie storie e dei propri mondi …” ingordi di pensiero”…, allontanandosi da chi crede che i propri …”occhi difettosi”… controllino la realtà.
“:Figli, figlie” della scrittrice croata Ivana Bodrozic, è un romanzo intenso, a tre voci, diverse e complementari, che si avvale di una prosa essenziale, cruda, diretta per esprimere l’ insensatezza di una vita continuamente sottratta e violata.
Emozioni, sentimenti, società, famiglia, tradizioni, guerra, una superficie stratificata nel proprio desiderio più intimo, sovente inespressa e repressa, un linguaggio dosato e un timbro che insegue i tratti dei personaggi. È una vita invischiata tra la possibilità di essere e l’ obbligo di apparire, denuncia sociale e famigliare in intensi e fugaci attimi di intimità con una mirabile lucidità descrittiva.
Come l’ autrice ha sottolineato,
….”questo romanzo è una profonda richiesta di perdono verso gli invisibili, i sottomessi, gli indesiderati, coloro che hanno subito violenze e che sono stati costretti a vivere in Croazia all’ epoca della discussione sulla convenzione di Istanbul, questo romanzo è un atto di amore”….